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Città di Castello tra arte storia e cultura

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Crocevia di grandi fermenti artistici e culturali, la città si è arricchita nella sua lunga storia di monumenti e opere d’arte di raffinata bellezza appartenenti a tutte le epoche dal Medioevo al Rinascimento in una sequenza ininterrotta che è giunta fino ai nostri giorni. Il grande patrimonio che si è venuto a formare in questo piccolo lembo di terra, si propone come irripetibile museo di opere pittoriche ed artistiche custodito tra le antiche mura del centro storico e nei tre musei più importanti, ciascuno  con la propria identità  culturale: la Pinacoteca Comunale, collocata nello splendido scrigno del Palazzo Vitelli alla Cannoniera, splendidamente decorata da graffiti realizzati dal Gherardi su richiesta del Vasari, Il museo del Duomo , ricco di preziose testimonianze di arte sacra e le due Collezioni Burri di Palazzo Albizzini  e degli  “Essiccatoi de Tabacco” che segnano il percorso artistico di Alberto Burri, uno dei maestri dell’arte contemporanea che ha lasciato alla sua città natale molte sue opere.
Città di Castello conserva, fra palazzi e torri, anche l’anima di un artigianato artistico che testimonia creatività e laboriosità della sua gente: abili tessitrici, ceramisti, stampatori tramandano saperi e tradizioni che rimangono vivi nel tempo, dando alla città un’atmosfera piacevole e vivace. Antico centro umbro, Città di Castello fu fiorente municipio romano con il nome di Tífernum Tiberinum, ricordato nelle sue epistole da Plinio il Giovane che, agli inizi del II secolo, vuole la tradizione, fece erigere un tempio. Si narra che nel VI secolo Titola, re degli Ostrogoti, distrusse la città e che questa sia stata ricostruita dal vescovo Florido. Sotto i Longobardi ebbe il nome di Castrum Felicitatis e poi, costituitasi in comune con il nome di Civitas Castelli, fu alternativamente libera o soggetta alla Chiesa, a Perugia e a Firenze.
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Appartengono a questo periodo medievale il Campanile Cilindrico, iniziato nel XI secolo e completato probabilmente verso la fine del XVI secolo e la Torre Civica del 1300 che conserva murati alcuni stemmi di pietra di personaggi politici d ella città medievale e la traccia dell’affresco dipinto da Luca Signorelli nel 1474, un frammento di questo dipinto è conservato oggi nella Pinacoteca Comunale.

La città ebbe anche il predominio Pietramala e nel ‘300 anche quello di Branca Guelfucci, Giustini, nel 1942 fu presa da Braccio Fortebraccio. Finalmente, dopo aspre contese delle locali famiglie fra cui i Guelfucci, Giustini e Fucci, emerse, nella seconda metà del ‘400, la famiglia Viteli. In questo periodo la città conobbe il massimo splendore; artisti, pittori, architetti di gran nome furono chiamati ad abbellirla, primo fra tutti Raffaello Sanzio che, ancor giovanissimo, dipinse fra il 1499 e il 1504 opere che hanno

caratterizzato la fase fondamentale della sua formazione artistica. Vennero commissionate opere anche a Luca Signorelli, ai Della Robbia, al Gherlandaio, Rosso Fiorentino e Vasari. Chiese, case e palazzi furono costruiti e ristrutturati grazie al mecenatismo dei Vitelli e delle altre famiglie ad essi legate; questo aspetto rinascimentale contraddistingue ancora oggi la città, che la rende unica fra i centri umbri. Ni secoli successivi perde la propria relativa autonomia e cade sotto il dominio dello Stato Pontificio, la cui politica penalizza la città che viene esclusa dalle principali vie di comunicazione.
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Città di Castello si liberò definitivamente dal dominio pontificio nel 1860 con l’ingresso delle truppe piemontesi e l’annessione al Regno d’Italia. Dopo gli effetti devastanti della Seconda Guerra Mondiale, la città inizia la vera e propria espansione fuori le mura urbiche.

Negli anni settanta, Alberto Burri recupera l’ex area industriale dei “Seccatoi del Tabacco”; dove stabilisce il suo laboratorio, per poi ricavarvi l’odierna mostra permanente dei grandi cicli pittorici, inaugurata nel luglio del 1992, che ospita 128 opere che vanno dal 1970 al 1993.

Le dimensioni dei Seccatoi hanno potuto accogliere questi dipinti di grandi proporzioni ritrovando lo spazio di origine dopo l’esodo espositivo che le aveva portate in mostra nei vari continenti. La mostra ai Seccatoi segue a quella di Palazzo Albizzini, inaugurata nel 1981, con l’esposizione di 129 opere

realizzate dal 1948 al 1989 a testimonianza del legame indissolubile fra Burri e Città di Castello e l’amore del Maestro per la sua terra. Oltre che nella città natale le sue opere sono esposte in alcuni fra i più importanti musei del mondo: Il Centro Georges Pompidou a Parigi, il Salomon R. Guggenheim Museum di New York, la Tale Gallery di Londra, la Gallery Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, il Castello di Rivoli (TO), il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto.